si chiama Paris. Chi si fa di questo, chi di quello, io mi fo di Paris. Mi fa stare subito bene, sovrasta ogni blues, mi da uno sballo pazzesco. Centro del mondo, capitale della cultura, della bellezza. En fait… J'ai deux amours…, e forse anche qualcuno in più, ma Paris, è la mia passione. Arrivo, e sto subito meglio. Un effetto potente, pesante solo per i costi e gli effetti secondari, presenti e passati. Pazienza, carpe diem. Saluto dall'alto della colonna di Bastille, dove c'e' l'angioletto dorato, protettore dei bischeri sognatori, a cui appartengo: tante care cose, Amici. Fine d'anno 2005, e poi avanti, verso nuove avventure.
May love and joy prevail.
" No man is an island, entire of itself; every man is a piece of the continent, a part of the main." (John Donne)
Saturday, December 31, 2005
Thursday, December 29, 2005
il comune di Milano
Dopo-Natale veramente infame,a Milano:il comune ha deciso proprio ora, calcolando bene l'infamia, di sgomberare con la forza qualche decina di poveri neri senza casa, rifugiati in un palazzo abbandonato, dove non disturbavano nessuno (era abbandonato da anni).
Un centinaio di poveri Cristi messi di brutto sulla strada, senza alternative, senza offrire alcun asilo decente. Che infamia, che Comune di merdosi bastardi. Sono indignato, incazzato, inferocito. E impotente.
Mentre scrivo, i poveri Cristi girovagano alla ricerca di un tetto (per una notte li ha ospitati la Provincia, meno male), come profughi di una guerra silenziosa. Mi fa schifo questa città infame, dove è finita quella minima carità che dovrebbe essere il valore della società cristiana occidentale? Dove siamo, come siamo?
Domani parto da qui, e se non fossi costretto, non ci tornerei. Questo paese, dopo Berluscone e i suoi sgherri, è diventato veramente un bruttoposto. Salvo poche, purtroppo, eccezioni.
Un centinaio di poveri Cristi messi di brutto sulla strada, senza alternative, senza offrire alcun asilo decente. Che infamia, che Comune di merdosi bastardi. Sono indignato, incazzato, inferocito. E impotente.
Mentre scrivo, i poveri Cristi girovagano alla ricerca di un tetto (per una notte li ha ospitati la Provincia, meno male), come profughi di una guerra silenziosa. Mi fa schifo questa città infame, dove è finita quella minima carità che dovrebbe essere il valore della società cristiana occidentale? Dove siamo, come siamo?
Domani parto da qui, e se non fossi costretto, non ci tornerei. Questo paese, dopo Berluscone e i suoi sgherri, è diventato veramente un bruttoposto. Salvo poche, purtroppo, eccezioni.
Sunday, December 25, 2005
Xmas song
I am just a simple soul
I have no religion
but I can tell between right or wrong
every year come December
when the snow falls so pretty
keep thinking that I must try to get away
get away from all this hard sell
and winter madness you call Christmas
…
On Christmas day I'd rather be out walking
walking down some quiet country lane
hear red robin sing his sweet songs
in the cold frosty morning
a song for an old friend he sings adieu
and a song for a young heart that beats so clear
a song to bring you a quiet and a peaceful new year
(Bert Jansh)
Tuesday, December 20, 2005
Down South
Salerno è una città di mare, sperduta in fondo al sud Italia. Bella,con la visione della costiera Amalfitana e un vecchio centro restaurato e vivo, pieno di botteghe vivaci e interessanti: mozzarelle (this is the mozzarella capital of the world), ceramiche, libri, artigiani di vario genere. Persone garbate e gentili, diverse - ma non saprei spiegare come - dai più smargiassi napoletani. Forse più rustici, stretti tra la campagna e il mare.
Alla stazione, in attesa di un treno, mi colpiscono come un caleidoscopio di scenari visioni di poveri cristi, stravaccati sulle sedie di una sala d'aspetto desolata; altri che si aggirano come lupi famelici e disperati, tra puttane polacche e tossiche, quasi ripugnanti: molta umanità sgangherata e triste. Ci sono però in giro anche giovani ragazzi, piccolini con grandi valigie, risoluti ad andarsene a cercar fortuna, altrove e dovunque. Ci sono anche signori con l'aria da vecchi professori di liceo, gente perbene e silenziosa. In tutto questo porto al tramonto mi domando: ma che ne pensano, di Berlusconi, Fazio, Fiorani e compagnia? Mi tengo il dubbio e riparto, frastornato, per il nord. Intanto passano treni regionali, semivuoti, diretti a Sarno o a Nocera Inferiore. Mi intriga l'idea di andare altrove, verso sud. Ora capisco perfettamente il senso della storia dentro un vecchio film, di Antonioni: Professione Reporter. A volte vorrei sparire via, alla ricerca di un'altra vita. Avranno mai bisogno di bibliotecari o cuochi, alla legione straniera?
the Stringman
…And I'm singing for the stringman
Who lately lost his mum
There is no dearer friend of mine
That I know in this life.
…
(Neil Young)
Who lately lost his mum
There is no dearer friend of mine
That I know in this life.
…
(Neil Young)
Thursday, December 15, 2005
Arkeo - Saturno
A photo released by the National Geographic Society shows a detail from a Maya mural found at San Bartolo in Guatemala. The mural depicts the birth of the cosmos and the divine right of a king and this portion shows the son of the maize god, patron of kings, with a pair of birds tied to his woven hunting basket, letting blood and offering a sacrificed turkey before one of five cosmic trees. [AP]
Archaeologist William Saturno said Tuesday he was awe-struck when he uncovered a Maya mural not seen for nearly two millennia. Discovered at the San Bartolo site in Guatemala, the mural covers the west wall of a room attached to a pyramid, Saturno said at a briefing.
PS (an archeologist named W.Saturno ? wow!)
Tuesday, December 13, 2005
Delirio, tenerezza e smarrimento
Ho inseguito uno spettacolo di teatro, nel senso che non sono riuscito ad andarci, ma ne ho letto e pensato, e ne scrivo: è quel celebre monologo di Sarah Kane, 4.48 Psychose; interprete, Isabelle Huppert. Una doccia di acido muriatico, una purga di veleno. Monologo di una candidata suicida: delirante, distruttivamente lucido, inquietante. Me lo sono letto, senza la distrazione della Huppert.
Perchè piace e attira un tormento del genere? siamo a Marat-Sade?
Di che si tratta? Vediamo. Intanto, vedo una donna inquietante, Isabelle Huppert, che incarna il tormento femminile più estremo, non a caso lei interprete di Madame Bovary: vedo un suo film tremendo (Chabrol, La Cerimonia) con quell'altra squinternata della Sandrine Bonnard, in cui due povere ragazze, alienate e incarognite, fanno sterminio di una bella e brava famigliola borghese.
Isabelle H. è una sfida, alla possibilità di capire e amare le donne, con quel suo sorriso che ti dice "cipperi, merlo: al massimo puoi scoparmi, innamorarti di me, soffrire - povero cocco - ma scordati alcun possibile effetto o legame, tu sei al massimo un cavallo, ma il cavalier son io".
Un mondo del genere pero' appare difficile da reggere - a l'invers, a-contrario - e dunque le eroine o schiantano (nel senso transitivo: schiantano gli uomini, i figli innocenti, etc) o si schiantano, ossia soccombono.
Novelle Icaro, che troppo in alto volle volare?
Sarah è un nome un po' maledetto: c'era quella stupidotta di Venditti, che si doveva svegliare a primavera (ma poi chissà che combinava) poi quella del Bob, grievous angel, e poi quella biblica, e chissà quante altre via; sta di fatto che ne ricordo solo di tremende. Sarah K., nella foto che ho visto, ha un viso tenero e paffuto, da inglesotta provinciale un po' ritrosa, di quelle che se le incontri ti viene da sorriderci e aiutarle, da farci amicizia; altro che turbe erotiche. Eppure, invece, eccola che scrive:
" sento che il futuro è senza speranza, e le cose non possono migliorare. Sono stufa e insoddisfatta di tutto…
non riesco ad amare. Mio fratello muore, il mio amante muore, sono io che li uccido. Galoppo verso la morte…
Alle 4 e 48 quando la disperazione mi fa visita, mi impiccherò…"
Sento tutto il freddo atroce di poveri cadaveri opachi, il tremendo orrore della realtà della morte: e la violenza sulle donne, e i gelidi rintocchi di una maledizione che aleggia. Vi ricordate Desire' Piovanelli: la immaginate, sapete cosa esattamente le hanno fatto, friends? E le altre? E quante, ancora?
Forse possiamo solo cercare di meditare, sullo strazio che ci gira intorno, e qualche volta dentro, e su questi angeli misteriosi, indomabili (come li chiama il vecchio Volli, recensendo). Invece li facciamo morire, come piante bellissime ma trascurate e incomprese, private di acqua e di luce. Siamo idioti tremendi, con mani lorde di sangue, come Macbeth.
Mi da sollievo non avere figlie, ma mi affligge che mio figlio - la speranza, il futuro - incontri sul suo gia' difficile destino una simile intricata, rovinosa realtà; tanto che non biasimerei la sua ritirata sulle alture difese di una sessualità omo - più tranquilla, più prevedibile -.
La pianura delle battaglie appare tutta ingombra di cadaveri e l'aria sembra irrespirabile. Altro che eroiche gesta. Una carneficina.
Quando penso alle belle ragazze in giro, alla maniera di Jovanotti, un po' mi riconforto; dopo pero' mi piomba addosso la voce strozzata di Sarah K. e mi sento smarrito, nel disagio di non capire, di non sapere, da che parte girarmi, dove guardare e, soprattutto, che fare.
Il tempo della libertà femminile ha aperto voragini oscure, che sembrano inghiottire i nostri vecchi miti romantici, come un autunno di alluvioni.
Dov'è finito il tempo delle alleanze?
E' difficile credere nella comprensione, a queste latitudini Serbo-Bosniache, o Israelo-Palestinesi: insanabile, il dolore sembra tanto incurabile da rendere quasi impossibile, ogni amorevole tentativo di conciliazione.
E poi, nel fondo scuro del cuore, c'è pure la voce del Daimon, Eros selvaggio, a complicare, ancora e di più, la già incasinata equazione.
Di fronte a questo rompicapo tremendo, come non ammutolire, quasi ammaliati, alle urla terribili di Sara K. ?
" Io credevo che tu fossi diverso e che magari la provassi quell'angoscia che certe volte ti traversava il volto, e minacciava di esplodere; e invece tu ti paravi il culo. Come ogni altro povero stronzo di mortale. Per la mia mente questo è un tradimento. E il soggetto di questi frammenti confusi è la mia mente. Niente potrà placare la mia rabbia. E niente potrà placare la mia rabbia. E niente potrà restituirmi la fiducia. Questo non è un mondo in cui ho voglia di vivere."
Se potessi mai incontrarla, quella biondina torbida-sbarazzina di Sarah K., forse mi darebbe un disagio tremendo, ma penso che proverei ad ascoltarla, amarla. In verità, ne ho amato anche di peggiori. Love hurts, ma se non rischi con l'amore, che mai ci stai a fare, in giro?
Friday, December 09, 2005
Harold Pinter, wow
(dal discorso per il Nobel)
«L'invasione dell'Iraq è stato un atto banditesco, un atto di volgare terrorismo di Stato, che dimostra un disprezzo assoluto per il concetto di diritto internazionale. L'invasione è stata un'azione militare arbitraria ispirata da una serie di bugie e da una grandiosa manipolazione dei mezzi di informazione e dunque del pubblico… Abbiamo portato la tortura, le bombe a frammentazione, l'uranio impoverito, innumerevoli atti di omicidio casuale, miseria, degrado e morte al popolo iracheno e abbiamo chiamato tutto questo “portare la libertà e la democrazia”» ha detto Pinter con voce affaticata parlando da una sedia a rotelle, una coperta rossa a coprirgli le gambe.
«Quante persone dovrete uccidere prima di essere considerati gli autori di un massacro o criminali di guerra?», dice Pinter riferendosi ai due alleati americano ed inglese nell'attacco a Baghdad. «Di conseguenza è giusto - sostiene - che Bush e Blair siano portati davanti a un tribunale internazionale di giustizia». Il premio Nobel per la letteratura ripercorre la storia dell'ultimo dopoguerra, a suo avviso anni pieni di esempi di «manipolazione del potere da parte di Washington, mascherata da bene universale». Dopo avere elencato numerosi paesi e situazioni - dai contras in Nicaragua alla detenzione di sospetti terroristi a Guantanamo - e aver denunciato la colpevole responsabilità americana, Pinter ha sottolineato il silenzio che copre realtà drammatiche, «centinaia di migliaia di morti». «Voi non lo sapete», dice. «Queste cose non interessano. Non esistono».
La morale di Pinter (che si è soffermato a lungo nel suo intervento sulla genesi delle sue opere e dei suoi personaggi di cui conosce gli inizi, ma non la conclusione finché non ha finito di scrivere) è che a noi come cittadini «serve una salda determinazione intellettuale per definire ciò che è vero nelle nostre vite e nelle nostre società». In caso contrario, ha concluso, «non abbiamo nessuna speranza di recuperare ciò che altrimenti è definitivamente perso: la dignità dell'uomo».
Well done, good old boy.
«L'invasione dell'Iraq è stato un atto banditesco, un atto di volgare terrorismo di Stato, che dimostra un disprezzo assoluto per il concetto di diritto internazionale. L'invasione è stata un'azione militare arbitraria ispirata da una serie di bugie e da una grandiosa manipolazione dei mezzi di informazione e dunque del pubblico… Abbiamo portato la tortura, le bombe a frammentazione, l'uranio impoverito, innumerevoli atti di omicidio casuale, miseria, degrado e morte al popolo iracheno e abbiamo chiamato tutto questo “portare la libertà e la democrazia”» ha detto Pinter con voce affaticata parlando da una sedia a rotelle, una coperta rossa a coprirgli le gambe.
«Quante persone dovrete uccidere prima di essere considerati gli autori di un massacro o criminali di guerra?», dice Pinter riferendosi ai due alleati americano ed inglese nell'attacco a Baghdad. «Di conseguenza è giusto - sostiene - che Bush e Blair siano portati davanti a un tribunale internazionale di giustizia». Il premio Nobel per la letteratura ripercorre la storia dell'ultimo dopoguerra, a suo avviso anni pieni di esempi di «manipolazione del potere da parte di Washington, mascherata da bene universale». Dopo avere elencato numerosi paesi e situazioni - dai contras in Nicaragua alla detenzione di sospetti terroristi a Guantanamo - e aver denunciato la colpevole responsabilità americana, Pinter ha sottolineato il silenzio che copre realtà drammatiche, «centinaia di migliaia di morti». «Voi non lo sapete», dice. «Queste cose non interessano. Non esistono».
La morale di Pinter (che si è soffermato a lungo nel suo intervento sulla genesi delle sue opere e dei suoi personaggi di cui conosce gli inizi, ma non la conclusione finché non ha finito di scrivere) è che a noi come cittadini «serve una salda determinazione intellettuale per definire ciò che è vero nelle nostre vite e nelle nostre società». In caso contrario, ha concluso, «non abbiamo nessuna speranza di recuperare ciò che altrimenti è definitivamente perso: la dignità dell'uomo».
Well done, good old boy.
Thursday, December 08, 2005
John, sad anniversary
Una sera come questa, sotto casa sua, a New York, un povero scemo gli ha sparato, alle spalle…ricordandoci le profezie di Altman (Nashville) e la pazzia del mondo. Brutte cose, tristi pensieri. John non era un santo, anzi (vedi la biografia di Goldman, inquietante; il ragazzo aveva dei grossi problemi. Senno perchè si sarebbe messo con quella strega tremenda di Yoko?)
Mi ha fatto impressione una foto coi suo occhiali, quelli che indossava quella sera, sporchi di sangue.Scopro con un brivido strano che sono esattamente gli stessi occhiali che ho io, Oliver people brand; li terro' molto da conto.
Immagino, se ci fosse ancora, cosa avrebbe cantato, in questi anni; e ripenso alla mia canzone preferita, Jelous guy.
Naturalmente ci piace pensarlo lassu' con George, a suonare e comporre ancora.
Mi ha fatto impressione una foto coi suo occhiali, quelli che indossava quella sera, sporchi di sangue.Scopro con un brivido strano che sono esattamente gli stessi occhiali che ho io, Oliver people brand; li terro' molto da conto.
Immagino, se ci fosse ancora, cosa avrebbe cantato, in questi anni; e ripenso alla mia canzone preferita, Jelous guy.
Naturalmente ci piace pensarlo lassu' con George, a suonare e comporre ancora.
Una compagna
She passed away. Carla Voltolini, una donna ammirevole: ovvero l'antiretorica fatta moglie, di un personaggio come Sandro Pertini. Dal febbraio 1990, quando il suo mondo s'era sfigurato per sempre con la morte di quell'uomo, aveva scelto uno slogan che ripeteva alle cerimonie o agli incontri con i ragazzi delle nuove generazioni: "Che volete che dica ancora? Sandro è stato per me un grande amore, un grande maestro, un grande socialista". Ancora più completa una definizione affidata a Mario Capanna, che la raccoglie e la scrive su Sette nel settembre 1996: "Un uomo affascinante, educato, forte, altruista, generoso, mai una slealtà. Un grande amore. Un grande compagno".Esemplare.
nuovi blog , belle scoperte/52libri & bookcrossing
Sempre grazie al principe, il guru, Duke l'impareggiabile, scopro un blog formidabile, che appena posso linko sul mio: 52 libri. Per un vecchio libraio come me, una botta di gioia, "ma allora non tutto è perduto…", un prozac pulito. Intanto, chi legge un libro alla settimana è un santo, io non arrivo a 20 all'anno, circa, forse. Poi, sono segnalazioni belle, ben fatte, insomma formidabile.
52libri.splinder.com
Leggete, visitate, evangelizzate.
Tra l'altro, si parla di quello che già faccio da spontaneista selvaggio: bookcrossing.
Dunque…
L’idea del base del bookcrossing è molto semplice e condivisibile: se sei innamorato di un libro non ti piacerebbe farlo leggere a più gente possibile?
In America tra il 1999 e il 2001 gruppi di ragazzi lasciavano libri sulle panchine sperando che gente andasse a raccogliere i testi liberati.
Ma.. ma in questo non si veniva mai a sapere che fine avesse fatto il libro; gettato nel pattume? Ritrovato da una persona che se ne è innamorata? Boh!
Nel 2001 l’americano Ron Hornbaker ha un’idea rivoluzionaria.
Dopo aver visitato un sito che permetteva di seguire il tragitto delle banconote attraverso il loro numero di serie, ha pensato di applicare questo al fatto di lasciare libri in giro.
Da qui nasce il Bookcrossing e il suo sito www.bookcrossing.com
52libri.splinder.com
Leggete, visitate, evangelizzate.
Tra l'altro, si parla di quello che già faccio da spontaneista selvaggio: bookcrossing.
Dunque…
L’idea del base del bookcrossing è molto semplice e condivisibile: se sei innamorato di un libro non ti piacerebbe farlo leggere a più gente possibile?
In America tra il 1999 e il 2001 gruppi di ragazzi lasciavano libri sulle panchine sperando che gente andasse a raccogliere i testi liberati.
Ma.. ma in questo non si veniva mai a sapere che fine avesse fatto il libro; gettato nel pattume? Ritrovato da una persona che se ne è innamorata? Boh!
Nel 2001 l’americano Ron Hornbaker ha un’idea rivoluzionaria.
Dopo aver visitato un sito che permetteva di seguire il tragitto delle banconote attraverso il loro numero di serie, ha pensato di applicare questo al fatto di lasciare libri in giro.
Da qui nasce il Bookcrossing e il suo sito www.bookcrossing.com
Mutazioni alla Scala
SAmbrogio Scaligero.Sul podio che fu del maestro Muti per quasi due decenni, c'è un giovane direttore d'orchestra per la prima volta chiamato a Milano per celebrare il genio precoce di Amadeus (Idomeneo). Nell'era del nuovo sovrintendente Stéphane Lissner, anche lui al suo debutto, la bacchetta va a Daniel Harding, trentenne dal ciuffo ribelle che alle prove arriva in jeans e maglietta. Ben dodici minuti di battimano hanno salutato il debutto della stagione 2006-2007 e, di fatto, sancito il consenso per il nuovo sovrintendente dopo la svolta epocale che, dopo 19 anni, non vede alla Scala l'apertura affidata al maestro Riccardo Muti. Amen.
Tex Willer's corner
Alla fine l'hanno preso. Ante Gotovina uno dei principali ricercati per crimini di guerra durante il conflitto bosniaco è stato arrestato in Spagna, alle isole Canarie, e da lì trasferito a Madrid. Lo ha annunciato il procuratore generale del Tribunale penale dell'Aja Carla Del Ponte che indaga sui crimini commessi nella ex Jugoslavia. Secondo la Del Ponte Gotovina era stato protetto a lungo dallo stato croato prima e dal Vaticano poi.
Nel marzo scorso, l'Unione Europea aveva bloccato l'avvio dei negoziati di adesione con la Croazia, lamentando la scarsa cooperazione di Zagabria nella cattura di Gotovina. Ma il 3 ottobre scorso, a seguito di un rapporto della Del Ponte che forniva assicurazioni sull'impegno croato per la ricerca del generale latitante da dieci anni, Bruxelles aveva dato luce verde all'inizio delle trattative.
Nel marzo scorso, l'Unione Europea aveva bloccato l'avvio dei negoziati di adesione con la Croazia, lamentando la scarsa cooperazione di Zagabria nella cattura di Gotovina. Ma il 3 ottobre scorso, a seguito di un rapporto della Del Ponte che forniva assicurazioni sull'impegno croato per la ricerca del generale latitante da dieci anni, Bruxelles aveva dato luce verde all'inizio delle trattative.
Wednesday, December 07, 2005
remember Tsunami?
Monday, December 05, 2005
fallen angels & overdose
Georgie boy non se n'è andato solo, c'erano mezzo milione di persone a salutarlo, a Belfast. Bello e commuovente, ma non capisco: salutavano il povero briacone solitario e suicida? O il giovane asso del calcio, mai dimenticato? Tutti e due, certo, in un miscuglio inquietante; e forse anche il mistero della felicità inafferrabile, o la paura condivisa dell'alcol-veleno. Non so, non capisco bene, non mi piace pensare semplicemente allo spettacolo, celebrato dai soliti idioti che scrivono a colori. Un angelo caduto? Si' forse, come i ragazzi del rock, morti per overdose. Se Georgie avesse visto, forse si sarebbe anche un po' incazzato: dov'erano tutti questi "amici", quando lui beveva e crepava? o era tutto fatale, inevitabile?
Resta la strana, brutta impressione, che nessuno in Irlanda o in Europa faccia molto, sul serio, per curare la malattia sociale dell'alcool; un profit making abominevole. Intanto, nei pub inglesi i ragazzi, mi dicono, vanno a bere come poveri stupidi disperati, e non sono neppure campioni decaduti, ma solo bischeri tristi e solitari. Ecco un'altro perchè gli islamici ci fotteranno:non bevono.
Resta la strana, brutta impressione, che nessuno in Irlanda o in Europa faccia molto, sul serio, per curare la malattia sociale dell'alcool; un profit making abominevole. Intanto, nei pub inglesi i ragazzi, mi dicono, vanno a bere come poveri stupidi disperati, e non sono neppure campioni decaduti, ma solo bischeri tristi e solitari. Ecco un'altro perchè gli islamici ci fotteranno:non bevono.
nevica
Neve pesante o Alberi marci ?
Venerdi notte cade la neve a Milano, per la gioia di mamme e bambini, meno per i papa', che guidano e che sanno tutte i pasticci che la neve porta. La neve in città è bella da vedere, di notte, dalle finestre. Poi diventa sporca, un pantano penibile. A Milano questa volta colpo di scena: sono caduti un mucchio incredibile di rami, alberi interi; provocando un infernale bordello, il mattino dopo. Linee di tram bloccate, strade intasate, auto in colonna, code pazzesche. RadioPop dice che son caduti millecinquecento alberi, in città: possibile? Ma che neve di piombo! O sono marci anche gli alberi, in questa simpatica città? In tutta Italia, comunque grandi bordelli sulle strade, e anche Michele Serra ci racconta (sic) la sua disavventura sulla neve, in auto sulla Milano Genova. Andare in treno, molto meglio. Io giro per Milano in motorino, ma sono un vecchio gladiatore.
Venerdi notte cade la neve a Milano, per la gioia di mamme e bambini, meno per i papa', che guidano e che sanno tutte i pasticci che la neve porta. La neve in città è bella da vedere, di notte, dalle finestre. Poi diventa sporca, un pantano penibile. A Milano questa volta colpo di scena: sono caduti un mucchio incredibile di rami, alberi interi; provocando un infernale bordello, il mattino dopo. Linee di tram bloccate, strade intasate, auto in colonna, code pazzesche. RadioPop dice che son caduti millecinquecento alberi, in città: possibile? Ma che neve di piombo! O sono marci anche gli alberi, in questa simpatica città? In tutta Italia, comunque grandi bordelli sulle strade, e anche Michele Serra ci racconta (sic) la sua disavventura sulla neve, in auto sulla Milano Genova. Andare in treno, molto meglio. Io giro per Milano in motorino, ma sono un vecchio gladiatore.
Saturday, December 03, 2005
andare avanti
“ La luce del futuro non cessa un solo istante di ferirci”
(PP Pasolini, Le ceneri di Gramsci)
(PP Pasolini, Le ceneri di Gramsci)
Thursday, December 01, 2005
Emoticons (considerazioni emotive)
Ho visto solo oggi il film Vera Drake, che vinse a Cannes un paio di anni fa: storia di donne, aborti, di società e cultura in Europa, anni 50. A parte il valore artistico del film - rigoroso, bello, meritevole di ogni premio e considerazione - facevo riflessioni su questa società italiana d' oggi, sul revanscismo viscido del vaticano, sul riemergere del moralisno cattolico da quattro soldi, che piace tanto alla destra di merda di questo infelice paese. Povere donne. Non a caso, forse, ora compaiono in primo piano le zoccolette alla santanchè (minuscoli tutti voluti), le psicolabili infanticide di Cogne - che tanto piangono - e altre squallide figurine e veline. Siamo arrivati a lorydelsanto, in prima pagina - altra sospetta infanticida, zoccola conclamata - evviva. Ci rappresentano e ci esaltano queste donnine qui, ragazzi? Uhm. Fortunatamente so che ci son ben altre persone femminili, in giro.
Ma lo scenario, da cinquanta anni fa, non sembra molto progredito, nonostante le fiammate femministe del passato. It' a long way, the road to freedom. Da Vera Drake a oggi, troppo poco è cambiato, qui da noi. Forse non è un caso che la figlia di uno tra le più assurde marionette del potere demo-cristiano, il bancario fazio, si sia fatta suora. Povero Nazareno, che brutti rappresentanti. Questa è un'operetta, non una società accettabile.Desolazione e rabbia; e che culo essere maschi.
Wednesday, November 30, 2005
Lungo i canali francesi, poi a Parigi, etc
op.cit.
"Sono più le cose di cui non scriviamo che quelle di cui scriviamo"
(Cesare Pavese , Il mestiere di vivere - 1944)
(Cesare Pavese , Il mestiere di vivere - 1944)
Tuesday, November 29, 2005
Shelter from the storms
Fuori della stazione di Firenze, lungo il perimetro dei marciapiedi luridi e desolati, in gruppi rannicchiati e cupi, ho visto un campionario triste di tribù immigrate: singalesi, filippini, slavi, latino-americani, e chissà quante altre diverse comunità. In comune, l'abbigliamento scuro e anonimo della carità, abiti ricevuti dai benevolati, e poi, chi piu' chi meno, il rito cupo del bere.
La strada era fredda di pioggia invernale e di totale indifferenza, i gruppi stavano tutti attenti a non far troppo casino, per non disturbare e poi magari cadere sotto le attenzioni della polizia. Bevevavo birroni, si vedevano file di bottiglie in giro, come birilli di un gioco silenzioso; per lo piu' vuote. Bevevano molto tristemente, proprio senza allegria, senza un cazzo di nulla da festeggiare, tanto per stordirsi, come da manualetto dell'alcolista. Porca troia - mi sono detto - ma perche' non trovano almeno un posto più decente dove stare? Questi marciapiedi e questi angoli bui tra le macchine, fanno proprio schifo. Ma non hanno un cazzo di posto dove andare?
Mi sono ricordato che una volta non era cosi', c'erano le case del popolo, i circolini di quartiere, le Sms non erano messaggini ma le "società di mutuo soccorso".
C'era una volta, e funzionava, una diffusa realtà di spazi accoglienti,solidali, amichevoli e gratis: erano anche le parrocchie, e naturalmente le case del popolo, o i circoli sportivi, di quartiere, persino il bar all'angolo, se era grande e tranquillo (senza smanie di far panini per idioti operosi). C'erano insomma tanti spazi possibili, che offrivano asilo, come un porto amico, a tutti quelli che non avevano dove andare. Al massimo costavano il prezzo delle stesse birrone, che ora tracannano in silenzio nel buio, al freddo, come cani randagi. E si faceva due chiacchiere magari anche utilmente (per Dio o per il partito, o per il piacere del barista).
Non ci sono neanche più preti, in giro, che possano invitare questi poveri cristi a scaldarsi e consolarsi un po' meglio, in compagnia, in qualche inutile e vuota parrocchia?
Oh certo, che non è cosi semplice o facile, ma non mi sembra poi neppure cosi' difficile, offrire un po' di asilo; ma che cazzo di comunità di merda è diventata, anche questa mia ficona di città? Buona per i turisti organizzati e paganti, come una vecchia maiala ? Mi fa proprio incazzare, e mi borbotto nostalgico e impotente come fosse meglio, prima. E non solo a Firenze, di sicuro. Mi fa venire anche qualche pensiero, semplice, sulle famigerate banlieus francesi.
Anche li' , una volta, c'erano i circoli operai e comunisti, che offrivano spazio e accoglienza. Ora più nulla, o al massimo i nazi-fascisti di LePen, a raccogliere malumori a buon mercato e far propaganda razzista. E intanto qui alcuni bischeri discutono se levare o meno falce e martello, dal "logo": ma pensa.
Senza la prospettiva di un porto o di un approdo, la navigazione si fa dura e i naviganti, prima o poi si incazzano; non è poi così strano, non c'è proprio bisogno di orde intellettuali, a farcelo sapere.
"Come on, I say I'll give you shelter from the storm…" (B.D.)
Monday, November 28, 2005
Esopopea (freddure da meditazione)
Sunday, November 27, 2005
…forse non tutti sanno che
ci sarà (presto?) un computer da 100 dollari.
Per favorire la navigazione in Rete dei paesi più poveri.
Il segreto è nel prezzo, 100 dollari appena, una soglia fisiologica definita dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, guidati da Nicholas Negroponte, per consentirne la maggiore diffusione possibile.
Destinato in primis agli studenti di elementari e medie, il pc - che avrà una scocca in caucciù per una maggiore resistenza - girerà su un processore di soli 500 MHz (contro i 3.000 MHz di un pc evoluto) e utilizzerà il sistema operativo Linux, affidabile, ma soprattutto gratuito. La memoria sarà appena di 1 Gigabyte, sufficiente comunque per gestire i programmi e permettere una piena connettività, vero obiettivo del progetto. (segue) (Aki) - Il pc da 100 dollari, infatti, potrà collegarsi senza fili a Internet grazie al sistema wi-fi e avrà quattro porte di connesione Usb per collegarlo a ogni periferica. Su un lato, inoltre, spicca una vistosa manopola gialla che servirà per l'alimentazione: pensato per luoghi difficilmente raggiunti dall'elettricità, il Pc da 100 dollari potrà essere ricaricato a mano (come già avviene per torce e radioline).
Secondo i progettisti, una carica di alcuni minuti dovrebbe permettere al portatile di funzionare al minimo per alcune ore in modalità di sola lettura. Lo scoglio più alto da superare - hanno ammesso i ricercatori del MIT - è stato quello della scelta di uno schermo efficiente, ma anche economico: la scelta è caduta su un display a doppia funzione, a colori o in bianco e nero (per migliorare la visibilità anche in piena luce). Con i suoi 35 dollari è il componente più costoso di un pc che dalla fine del 2006 dovrebbe entrare in produzione, con obiettivi di almeno 5 milioni di esemplari l'anno da distribuire inizialmente in Brasile, Cina, Egitto, Sudafrica e Thailandia.
Per favorire la navigazione in Rete dei paesi più poveri.
Il segreto è nel prezzo, 100 dollari appena, una soglia fisiologica definita dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology, guidati da Nicholas Negroponte, per consentirne la maggiore diffusione possibile.
Destinato in primis agli studenti di elementari e medie, il pc - che avrà una scocca in caucciù per una maggiore resistenza - girerà su un processore di soli 500 MHz (contro i 3.000 MHz di un pc evoluto) e utilizzerà il sistema operativo Linux, affidabile, ma soprattutto gratuito. La memoria sarà appena di 1 Gigabyte, sufficiente comunque per gestire i programmi e permettere una piena connettività, vero obiettivo del progetto. (segue) (Aki) - Il pc da 100 dollari, infatti, potrà collegarsi senza fili a Internet grazie al sistema wi-fi e avrà quattro porte di connesione Usb per collegarlo a ogni periferica. Su un lato, inoltre, spicca una vistosa manopola gialla che servirà per l'alimentazione: pensato per luoghi difficilmente raggiunti dall'elettricità, il Pc da 100 dollari potrà essere ricaricato a mano (come già avviene per torce e radioline).
Secondo i progettisti, una carica di alcuni minuti dovrebbe permettere al portatile di funzionare al minimo per alcune ore in modalità di sola lettura. Lo scoglio più alto da superare - hanno ammesso i ricercatori del MIT - è stato quello della scelta di uno schermo efficiente, ma anche economico: la scelta è caduta su un display a doppia funzione, a colori o in bianco e nero (per migliorare la visibilità anche in piena luce). Con i suoi 35 dollari è il componente più costoso di un pc che dalla fine del 2006 dovrebbe entrare in produzione, con obiettivi di almeno 5 milioni di esemplari l'anno da distribuire inizialmente in Brasile, Cina, Egitto, Sudafrica e Thailandia.
Friday, November 25, 2005
Georgie boy passed away
Lo chiamavano il quinto Beatle, era stato il pallone d'oro del 68; era Irish, dunque simpatico pero' beone.
Morto oggi (o ieri) a meno di sessantanni, dunque uno di noi, ragazzi over 50. Si è fatto fotografare nella sua tremenda agonia, ultimo colpo d'ala di un grande Falstaff: che aveva avuto tutto - Best of everything - ma aveva scoperto il disinganno e che neppure tutto bastava, per la felicita'. Penso alle canzoni di Rod Stewart, agli anni 70, al troppo bere - ricorrente tentazione solitaria (anche Eric Clapton, anche troppi altri)- e mi allaga un fiotto di malinconia.
Immagino di essere ancora nel campetto di periferia dove giocavo a pallone con gli amici: un minuto di silenzio per l'inglese, ragazzi.
Come dicono nei libri, che la terra ti sia leggera, Georgie, e che ci si ritrovi tutti la'(ma non al Roxy bar): a dare due calci al tuo pallone dorato, nei pascoli del cielo blu. L'altro George (Harrison) suonerà per accoglierti: Gimme Love, gimme peace of mind…
Morto oggi (o ieri) a meno di sessantanni, dunque uno di noi, ragazzi over 50. Si è fatto fotografare nella sua tremenda agonia, ultimo colpo d'ala di un grande Falstaff: che aveva avuto tutto - Best of everything - ma aveva scoperto il disinganno e che neppure tutto bastava, per la felicita'. Penso alle canzoni di Rod Stewart, agli anni 70, al troppo bere - ricorrente tentazione solitaria (anche Eric Clapton, anche troppi altri)- e mi allaga un fiotto di malinconia.
Immagino di essere ancora nel campetto di periferia dove giocavo a pallone con gli amici: un minuto di silenzio per l'inglese, ragazzi.
Come dicono nei libri, che la terra ti sia leggera, Georgie, e che ci si ritrovi tutti la'(ma non al Roxy bar): a dare due calci al tuo pallone dorato, nei pascoli del cielo blu. L'altro George (Harrison) suonerà per accoglierti: Gimme Love, gimme peace of mind…
Milano secondo Till
--
scrive Till…
Quando vi ero arrivato un casino di anni fa, c'erano più grettezza, più
povertà, ma anche più speranze. Per darsi delle arie, la gente di mezza età
amava usare i ridicoli francesismi: comme il faut, pied-à-terre, soignée,
savoir faire. Facevano tenerezza. Performante e happy hour non esistevano
ancora.
Vedevo ancora tanta timidezza e pudore.
Il prepotente era considerato un criminale.
Se uno guidava una cabriolet, sapeva di essere un privilegiato (o un ladro).
C'era il mito della signorilità, non delle apparenze trendy.
I milanesi erano fieri del panettone, dello Stadio S. Siro, della Stazione
Centrale e della loro Fiera.
Agli anziani e alle donne incinte si dava la precedenza.
Oggi, solo perché abbiamo il brunch e alcune modellastre scandinave di
passaggio, crediamo che Milano sia diventata una città internazionale. Che
lo sia davvero, ce lo dicono solo le riviste straniere dedicate al design e
i turisti asiatici in pellegrinaggio nel triangolo maledetto Manzoni, Spiga,
Montenapoleone.
Tutti gli altri viandanti fanno un salto alla Scala e al Cenacolo, per
proseguire subito per Cremona, Ferrara, Trento.
Gli artigiani, i negozi locali, i vigili dalle maniere decenti sono
scomparsi. Ma, ed è questo la cosa più triste, sono scomparsi addirittura i
milanesi. Tra città e abitanti non c'è più nessuna identificazione.
Abbiamo un terzo di underdog disperati, un terzo di pensionati nostalgici e
un altro terzo di ridicoli apologeti opportunisti che sognano Barcellona,
Amsterdam e Berlino.
Con tutti i loro casini e la criminalità, Napoli e Palermo hanno un
carattere, una memoria, un dialetto. Per non parlare di Roma.
Se devo scegliere tra una colonizzazione del Vaticano e un'altra di impronta
yankee, io, che sono un mangiapreti a tempo pieno, scelgo la disperazione di
Pasolini.
Till
scrive Till…
Quando vi ero arrivato un casino di anni fa, c'erano più grettezza, più
povertà, ma anche più speranze. Per darsi delle arie, la gente di mezza età
amava usare i ridicoli francesismi: comme il faut, pied-à-terre, soignée,
savoir faire. Facevano tenerezza. Performante e happy hour non esistevano
ancora.
Vedevo ancora tanta timidezza e pudore.
Il prepotente era considerato un criminale.
Se uno guidava una cabriolet, sapeva di essere un privilegiato (o un ladro).
C'era il mito della signorilità, non delle apparenze trendy.
I milanesi erano fieri del panettone, dello Stadio S. Siro, della Stazione
Centrale e della loro Fiera.
Agli anziani e alle donne incinte si dava la precedenza.
Oggi, solo perché abbiamo il brunch e alcune modellastre scandinave di
passaggio, crediamo che Milano sia diventata una città internazionale. Che
lo sia davvero, ce lo dicono solo le riviste straniere dedicate al design e
i turisti asiatici in pellegrinaggio nel triangolo maledetto Manzoni, Spiga,
Montenapoleone.
Tutti gli altri viandanti fanno un salto alla Scala e al Cenacolo, per
proseguire subito per Cremona, Ferrara, Trento.
Gli artigiani, i negozi locali, i vigili dalle maniere decenti sono
scomparsi. Ma, ed è questo la cosa più triste, sono scomparsi addirittura i
milanesi. Tra città e abitanti non c'è più nessuna identificazione.
Abbiamo un terzo di underdog disperati, un terzo di pensionati nostalgici e
un altro terzo di ridicoli apologeti opportunisti che sognano Barcellona,
Amsterdam e Berlino.
Con tutti i loro casini e la criminalità, Napoli e Palermo hanno un
carattere, una memoria, un dialetto. Per non parlare di Roma.
Se devo scegliere tra una colonizzazione del Vaticano e un'altra di impronta
yankee, io, che sono un mangiapreti a tempo pieno, scelgo la disperazione di
Pasolini.
Till
dal blog di Doreen, 19 anni, NewYork
This is what women say -- and what it really means -- it's so true.
FINE
This is the word women use to end an argument when they are right and you need to shut up.
FIVE MINUTES
If she is getting dressed, this is half an hour. Five minutes is onlyfive minutes if you have just been given 5 more minutes to watch the game before helping around the house.
NOTHING
This is the calm before the storm. This means "something," and youshould be on your toes. Arguments that begin with 'Nothing' usually end in"Fine".
GO AHEAD
This is a dare, not permission. Don't do it!
LOUD SIGH
This is not actually a word, but is a non-verbal statement often misunderstood by men. A "Loud Sigh" means she thinks you are an idiotand wonders why she is wasting her! time standing here and arguing with youover "Nothing".
THAT'S OKAY
This is one of the most dangerous statements that a woman can make toa man. "That's Okay" means that she wants to think long and hard before deciding how and when you will pay for your mistake.
THANKS
A woman is thanking you. Do not question it or faint. Just say you're welcome.
WHATEVER
It's a woman's way of saying F*** YOU!
posted by Doreen @ 12:14 PM
FINE
This is the word women use to end an argument when they are right and you need to shut up.
FIVE MINUTES
If she is getting dressed, this is half an hour. Five minutes is onlyfive minutes if you have just been given 5 more minutes to watch the game before helping around the house.
NOTHING
This is the calm before the storm. This means "something," and youshould be on your toes. Arguments that begin with 'Nothing' usually end in"Fine".
GO AHEAD
This is a dare, not permission. Don't do it!
LOUD SIGH
This is not actually a word, but is a non-verbal statement often misunderstood by men. A "Loud Sigh" means she thinks you are an idiotand wonders why she is wasting her! time standing here and arguing with youover "Nothing".
THAT'S OKAY
This is one of the most dangerous statements that a woman can make toa man. "That's Okay" means that she wants to think long and hard before deciding how and when you will pay for your mistake.
THANKS
A woman is thanking you. Do not question it or faint. Just say you're welcome.
WHATEVER
It's a woman's way of saying F*** YOU!
posted by Doreen @ 12:14 PM
Thursday, November 24, 2005
Saturday, May 21, 2005
Roger
(Si riprende la linea, dopo una lunga indisposizione. Sorry readers, it don’t come easy)
Roger
Stasera mi sono divincolato dallo spleen, andando a trovare Roger, giù in fondo alla via dei Missaglia, naviglio pavese. Ci sono andato in bicicletta, sorvolando un fiume di auto velenose, spinto dal richiamo di una vecchia chitarra che volevo conoscere, la sua Gibson “gigante del sud”, quella che suonava anche Woody Guthrie. Una chitarra regina del blues. Roger suona blues, forse è il migliore chitarrista blues in Italia. E’ un ragazzone, silver & lost generation: ha girato la boa dei 50, un’aria tra il professore e il vecchio hippie, e spesso porta un cappello di Panama, a peggiorare le cose. Lo incontri da sempre alla bottega di Lucio, il nostro grande guru-liutaio, dove viene a blaterare di musica e chitarre, un pò a vanvera; ma è per cercare compagnia, e mettere in stallo i suoi blu-devils con la complicità di noi tutti, pattuglia dispersa di chitarristi confederati, sconfitti, invitti.
Roger è anche amabile, fascinoso e un pò matto; alcuni lo trovano insopportabile e ossessivo, sempre con quelle sue storie di chitarristi blues, che pare abbia li conosciuto tutti lui, quando era in America. Roger ha vissuto per anni in California, e ci si chiede perchè mai non ci sia rimasto; ma forse è meglio che sia qui con noi, che in fondo gli vogliamo bene e ci fa anche piacere ascoltarlo, quando racconta e quando suona. Roger suona la chitarra veramente da dio: ha mani leggere di tocco delicato, che ricamano trame bellissime di note : a volte canta, e ha una bella voce, molto più limpida della sua anima stanca. Mi capita di immaginare che in America abbia fatto qualche pasticcio, e sia dovuto fuggire. Ma forse è solo un’immagine romantica, forse ha solo un lungo affitto insoluto, chissà. La cosa più certa è che Roger suona davvero da grande, e quando lo ascolti ti dimentichi del suo aspetto stropicciato, del suo blaterare. Quando lo ascolti, che fa cantare come una sirena la sua vecchia Gibson, più stropicciata di lui - fine anni ‘40 - non vedi più le sue ombre tristi e ti regala magìa, perchè ha la formule giuste del blues: quell’alchimia che trasforma tristezza e depressione, con dei giri di accordi e armonie. Roger è uno stregone, un curandero: e non importa se blatera o se ha l’aria triste; è un bluesman, ecco qua. E’ amabile il vecchio Roger, anche perchè sa di chitarre come un’enciclopedia e ascoltarlo in fondo è un piacere, per noi confederati dispersi.
Così ho anche comprato il suo disco, registrato un giorno lontano a san Diego - chissà quante speranze - a un prezzo un pò assurdo ma del tutto accettabile.
E se potessi mi comprerei anche la sua chitarra, ma in fondo preferisco che la suoni lui.
Stasera Roger mi ha riportato la voglia di scrivere, dopo un lungo letargo per indisposizione depressiva: tanto per raccontare di lui, oscuro bluesman del naviglio sud, oltre la chiesa rossa. In fondo è meraviglioso pensare, passando di lì, che in quei palazzoni anonimi si nasconde un grande chitarrista, il grande vecchio Roger. God bless ya, sweet man.
Roger
Stasera mi sono divincolato dallo spleen, andando a trovare Roger, giù in fondo alla via dei Missaglia, naviglio pavese. Ci sono andato in bicicletta, sorvolando un fiume di auto velenose, spinto dal richiamo di una vecchia chitarra che volevo conoscere, la sua Gibson “gigante del sud”, quella che suonava anche Woody Guthrie. Una chitarra regina del blues. Roger suona blues, forse è il migliore chitarrista blues in Italia. E’ un ragazzone, silver & lost generation: ha girato la boa dei 50, un’aria tra il professore e il vecchio hippie, e spesso porta un cappello di Panama, a peggiorare le cose. Lo incontri da sempre alla bottega di Lucio, il nostro grande guru-liutaio, dove viene a blaterare di musica e chitarre, un pò a vanvera; ma è per cercare compagnia, e mettere in stallo i suoi blu-devils con la complicità di noi tutti, pattuglia dispersa di chitarristi confederati, sconfitti, invitti.
Roger è anche amabile, fascinoso e un pò matto; alcuni lo trovano insopportabile e ossessivo, sempre con quelle sue storie di chitarristi blues, che pare abbia li conosciuto tutti lui, quando era in America. Roger ha vissuto per anni in California, e ci si chiede perchè mai non ci sia rimasto; ma forse è meglio che sia qui con noi, che in fondo gli vogliamo bene e ci fa anche piacere ascoltarlo, quando racconta e quando suona. Roger suona la chitarra veramente da dio: ha mani leggere di tocco delicato, che ricamano trame bellissime di note : a volte canta, e ha una bella voce, molto più limpida della sua anima stanca. Mi capita di immaginare che in America abbia fatto qualche pasticcio, e sia dovuto fuggire. Ma forse è solo un’immagine romantica, forse ha solo un lungo affitto insoluto, chissà. La cosa più certa è che Roger suona davvero da grande, e quando lo ascolti ti dimentichi del suo aspetto stropicciato, del suo blaterare. Quando lo ascolti, che fa cantare come una sirena la sua vecchia Gibson, più stropicciata di lui - fine anni ‘40 - non vedi più le sue ombre tristi e ti regala magìa, perchè ha la formule giuste del blues: quell’alchimia che trasforma tristezza e depressione, con dei giri di accordi e armonie. Roger è uno stregone, un curandero: e non importa se blatera o se ha l’aria triste; è un bluesman, ecco qua. E’ amabile il vecchio Roger, anche perchè sa di chitarre come un’enciclopedia e ascoltarlo in fondo è un piacere, per noi confederati dispersi.
Così ho anche comprato il suo disco, registrato un giorno lontano a san Diego - chissà quante speranze - a un prezzo un pò assurdo ma del tutto accettabile.
E se potessi mi comprerei anche la sua chitarra, ma in fondo preferisco che la suoni lui.
Stasera Roger mi ha riportato la voglia di scrivere, dopo un lungo letargo per indisposizione depressiva: tanto per raccontare di lui, oscuro bluesman del naviglio sud, oltre la chiesa rossa. In fondo è meraviglioso pensare, passando di lì, che in quei palazzoni anonimi si nasconde un grande chitarrista, il grande vecchio Roger. God bless ya, sweet man.
Tuesday, April 26, 2005
25 Aprile
C'era una grande e bella folla, in piazza Duomo a Milano. Tommaso, 12 anni, ne era molto colpito.Era sereno, avvertiva un bel clima, di partecipazione, condivisione. Tommaso spesso si sente solo, come molti ragazzi (e non solo loro): invece lì, tra la gente, quella gente giusta, avvertiva anche la presenza di un certo passato, importante, per quanto per lui confuso.
E c'erano vecchi, alla tribuna, che parlavano sorprendentemente bene, con passione e chiarezza, come dei bravi nonni.
Ci rassicura e ci conforta, a Tommaso, me e molti altri, pensare che non si dimentica, che non siamo soli e che siamo anche in tanti.
Ora e sempre, resistenza.
E c'erano vecchi, alla tribuna, che parlavano sorprendentemente bene, con passione e chiarezza, come dei bravi nonni.
Ci rassicura e ci conforta, a Tommaso, me e molti altri, pensare che non si dimentica, che non siamo soli e che siamo anche in tanti.
Ora e sempre, resistenza.
op.cit.
Sunday, April 24, 2005
Hotel Rwanda
“How many roads must a man walk down, before they called him a man?”
Cose serie.
A volte è il caso di provare voglia di vomitare, piangere o urlare; la visione del film H.R. è, come ha scritto Marco Lodoli su Diario, un pugno allo stomaco, utilmente. Un film ben fatto, importante, categoria “da proiettare nelle scuole”, per insegnare e non dimenticare. Spero che già molti di voi lo abbiano visto, chi se lo è perso lo cerchi: fa bene, alla coscienza, anche se come una medicina amara.
La frase più tremenda, detta da un belga (sic):
“a nessuno (dei paesi occidentali) importa niente del R.: non si raccolgono voti, da Voi…”.
E’ stato un genocidio orrendo, che si poteva evitare: i francesi pare siano i più colpevoli (governo di destra, se non erro. Ma Mitterand, dov’era?) però anche l’ONU… a parte l’intrepido colonnello impersonato da Nick Nolte (ruolo ideale per il vecchio duro) che si da fare come può: ma i suoi capi sapevano, maledetti burocrati.
Ci si sente giustamente degli infami, indifferenti, noi viscidi serpenti occidentali, strisciando fuori storditi dal film.
A Parigi vidi tempo fa una mostra di testimonianze, al centro Ebraico, sul genocidio in R. Tutto Illustrato da disegni, sconvolgenti, dei bambini sopravvisuti. Immagini agghiaccianti, disegnate coi tratti dell’innocenza infantile. Perché non ci sono altre fonti, niente. Il fatto tremendo è proprio questo, l’oscurità di quell’orrore: non ci sono praticamente testimonianze giornalistiche o visive, proprio nulla. Tutto avvenuto senza testimoni.
I reporters, per quanto boriosi o antipatici - come quelli del film - sono molto importanti, molto davvero. A loro dobbiamo molto, per la conoscenza delle cose.
Col genocidio nascosto del R. la storia umana torna a diffondere orrore.
1 milione di morti. Un bagno di sangue assurdo, inconcepibile, un mattatoio senza senso, se non quello dell’odio e della follia umana (gli animali non fanno orrendi massacri): quello che ci fa dubitare, ogni volta, del senso delle cose e dell’esistenza di un cane di Dio, sempre troppo distratto o assente.
Ci conforta, invece, la storia dell’uomo raccontato, Paul R., che salvò un migliaio di esseri umani: un uomo di eccezionale sangue freddo, un uomo da onorare. Ora vive in Belgio:lo penso con stupita ammirazione. Non era un guerriero, ma un semplice giusto.
E onore anche al regista, Terry George, e a tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione del film. Vedetelo, parlatene, mantenete almeno viva la coscienza, dannati occidentali: smidollati e complici per indifferenza. Quei soldati francesi coi RayBan, se davvero sono passati di lì come appare, inutili idioti, spero che da allora dormano molto male (ma temo di no, i vermi non hanno coscienza).
Terry George, regista coraggioso (questo film non avrà successo al botteghino), va ricordato con stima; prima di questo ottimo lavoro, ha fatto lo sceneggiatore per “In nome del padre” e “The boxer”, altri bei film. Suppongo sia irlandese, e quindi che l’odio lo senta come un’incubo reale.
Ciliegina su torta di vergogna-Rwanda: ricordo, dalle cronache di allora, che in quella terribile Radio Mille Colline, che incitava all’odio e al massacro (toh, i Media… ), si distinse un infame Italiano, un colono trasformato in sotto-boia mediatico. Che fine avrà fatto? Nessuno ne sa niente? Forse ora lavora a radio Padania?
Cose serie.
A volte è il caso di provare voglia di vomitare, piangere o urlare; la visione del film H.R. è, come ha scritto Marco Lodoli su Diario, un pugno allo stomaco, utilmente. Un film ben fatto, importante, categoria “da proiettare nelle scuole”, per insegnare e non dimenticare. Spero che già molti di voi lo abbiano visto, chi se lo è perso lo cerchi: fa bene, alla coscienza, anche se come una medicina amara.
La frase più tremenda, detta da un belga (sic):
“a nessuno (dei paesi occidentali) importa niente del R.: non si raccolgono voti, da Voi…”.
E’ stato un genocidio orrendo, che si poteva evitare: i francesi pare siano i più colpevoli (governo di destra, se non erro. Ma Mitterand, dov’era?) però anche l’ONU… a parte l’intrepido colonnello impersonato da Nick Nolte (ruolo ideale per il vecchio duro) che si da fare come può: ma i suoi capi sapevano, maledetti burocrati.
Ci si sente giustamente degli infami, indifferenti, noi viscidi serpenti occidentali, strisciando fuori storditi dal film.
A Parigi vidi tempo fa una mostra di testimonianze, al centro Ebraico, sul genocidio in R. Tutto Illustrato da disegni, sconvolgenti, dei bambini sopravvisuti. Immagini agghiaccianti, disegnate coi tratti dell’innocenza infantile. Perché non ci sono altre fonti, niente. Il fatto tremendo è proprio questo, l’oscurità di quell’orrore: non ci sono praticamente testimonianze giornalistiche o visive, proprio nulla. Tutto avvenuto senza testimoni.
I reporters, per quanto boriosi o antipatici - come quelli del film - sono molto importanti, molto davvero. A loro dobbiamo molto, per la conoscenza delle cose.
Col genocidio nascosto del R. la storia umana torna a diffondere orrore.
1 milione di morti. Un bagno di sangue assurdo, inconcepibile, un mattatoio senza senso, se non quello dell’odio e della follia umana (gli animali non fanno orrendi massacri): quello che ci fa dubitare, ogni volta, del senso delle cose e dell’esistenza di un cane di Dio, sempre troppo distratto o assente.
Ci conforta, invece, la storia dell’uomo raccontato, Paul R., che salvò un migliaio di esseri umani: un uomo di eccezionale sangue freddo, un uomo da onorare. Ora vive in Belgio:lo penso con stupita ammirazione. Non era un guerriero, ma un semplice giusto.
E onore anche al regista, Terry George, e a tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione del film. Vedetelo, parlatene, mantenete almeno viva la coscienza, dannati occidentali: smidollati e complici per indifferenza. Quei soldati francesi coi RayBan, se davvero sono passati di lì come appare, inutili idioti, spero che da allora dormano molto male (ma temo di no, i vermi non hanno coscienza).
Terry George, regista coraggioso (questo film non avrà successo al botteghino), va ricordato con stima; prima di questo ottimo lavoro, ha fatto lo sceneggiatore per “In nome del padre” e “The boxer”, altri bei film. Suppongo sia irlandese, e quindi che l’odio lo senta come un’incubo reale.
Ciliegina su torta di vergogna-Rwanda: ricordo, dalle cronache di allora, che in quella terribile Radio Mille Colline, che incitava all’odio e al massacro (toh, i Media… ), si distinse un infame Italiano, un colono trasformato in sotto-boia mediatico. Che fine avrà fatto? Nessuno ne sa niente? Forse ora lavora a radio Padania?
Friday, April 22, 2005
Maria & Maddalena
La Madonna di Citerna, Donatello e il meraviglioso della storia
C’è un paese in Umbria – Citerna, presso Città di Castello – dove nel 1971 il terremoto colpì duramente. Fu danneggiata anche la chiesa antica di S Francesco, dov’era una piccola statua di terracotta, alta un metro circa, raffigurante quello che molti artisti devoti (penso a Giovanni Bellini, a Raffaello…) amavano teneramente: la Madonna col bambino Gesù.
Si ritiene che questa terracotta dipinta, ora uscita da un lungo restauro, sia l'opera giovanile di uno degli artisti più prodigiosi di tutta la storia dell’arte italiana. Il suo nome intero, come lo riferisce il gran biografo Vasari, era Donato di Niccolò di Betto Bardi (si usava rimontare fino al nonno, in mancanza d’anagrafe): fu detto Donatello.
Di lui Vasari scrisse:
“ In gioventù lavorò su molte cose, delle quali poiché furono molte, non si tenne in gran conto imperocché, dilettandosi di ogni cosa, a tutte mise mani…”
(Confortante epigrafe dei dilettanti onnilaterali? )
Dicono che sia una terracotta bellissima, riportata a tutto l’originale splendore dei colori, nell’Opificio delle pietre dure di Firenze.
Nomi di luoghi e personaggi suggestivi, che parlano di un passato eccezionale, fonte di meraviglie: a volte, il passato e la storia si manifestano come uno splendido orizzonte, grandioso come un romanzo epico, un film.
La scultura: che fatica micidiale! Fondere statue, modellare terracotta, martellare marmo, intagliare legno. Altro che arte concettuale. Opificio della polvere e sudore, la fucina dell’artista.
Donatello mi affascina profondamente, da quando lo incontrai tanti anni fa alla grande mostra fiorentina, anni ’80, al forte Belvedere: fu la scoperta di un rivoluzionario delle forme, di un creatore infaticabile.
Lavorò molto, fu molto in giro, nella prima metà del ‘400 (era nato nel 1386 a Firenze, e qui tornò a morire, nel 1466): fu a Siena, Pisa, Roma, Modena, Mantova, Ferrara, Padova (dove molto rimase e lavorò).
Usò ogni genere di materiali: sperimentava, esplorava le forme e la rappresentazione; un super guru della scultura, l’arte creativa forse più grandiosa e faticosa, almeno fisicamente.
L’icona che mi resta impressa nella memoria, in un’inventario di molte creazioni sorprendenti, è la Maddalena del Battistero di Firenze: la puttana amata e redenta da Gesù. Un figura che turba: drammatica, ruvida e ieratica, trasfigurazione di crisi e di meditazione, come una strega o una santa eremita. Intagliata nel legno, crudamente, vibra di una vitalità complessa e drammatica, con i capelli lunghi e incolti, le braccia forti, le mani protese. Una donna molto segnata e scossa, vera come una donna tragica, come una Patti Smith dell’eterno. E’ un’opera della tarda maturità, la creazione di un uomo che aveva passato i 50 anni, aveva molto visto e vissuto.
La terracotta della Madonna di Citerna, con le sue tinte sognanti e le sue forme angeliche, appare quasi la visione di un ragazzo, pieno di sentimenti maternali.
La Maddalena lignea, con le sue forme straziate e modernissime, appare invece la sublimazione di un sentimento tormentato, oscurato dal tempo, una visione della donna drammatica e dolente.
Donatello scultore fiorentino, dell’alba del Rinascimento, ci ha lasciato una preziosa eredità, che chiama ad un lungo, attento viaggio di conoscenza.
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C’è un paese in Umbria – Citerna, presso Città di Castello – dove nel 1971 il terremoto colpì duramente. Fu danneggiata anche la chiesa antica di S Francesco, dov’era una piccola statua di terracotta, alta un metro circa, raffigurante quello che molti artisti devoti (penso a Giovanni Bellini, a Raffaello…) amavano teneramente: la Madonna col bambino Gesù.
Si ritiene che questa terracotta dipinta, ora uscita da un lungo restauro, sia l'opera giovanile di uno degli artisti più prodigiosi di tutta la storia dell’arte italiana. Il suo nome intero, come lo riferisce il gran biografo Vasari, era Donato di Niccolò di Betto Bardi (si usava rimontare fino al nonno, in mancanza d’anagrafe): fu detto Donatello.
Di lui Vasari scrisse:
“ In gioventù lavorò su molte cose, delle quali poiché furono molte, non si tenne in gran conto imperocché, dilettandosi di ogni cosa, a tutte mise mani…”
(Confortante epigrafe dei dilettanti onnilaterali? )
Dicono che sia una terracotta bellissima, riportata a tutto l’originale splendore dei colori, nell’Opificio delle pietre dure di Firenze.
Nomi di luoghi e personaggi suggestivi, che parlano di un passato eccezionale, fonte di meraviglie: a volte, il passato e la storia si manifestano come uno splendido orizzonte, grandioso come un romanzo epico, un film.
La scultura: che fatica micidiale! Fondere statue, modellare terracotta, martellare marmo, intagliare legno. Altro che arte concettuale. Opificio della polvere e sudore, la fucina dell’artista.
Donatello mi affascina profondamente, da quando lo incontrai tanti anni fa alla grande mostra fiorentina, anni ’80, al forte Belvedere: fu la scoperta di un rivoluzionario delle forme, di un creatore infaticabile.
Lavorò molto, fu molto in giro, nella prima metà del ‘400 (era nato nel 1386 a Firenze, e qui tornò a morire, nel 1466): fu a Siena, Pisa, Roma, Modena, Mantova, Ferrara, Padova (dove molto rimase e lavorò).
Usò ogni genere di materiali: sperimentava, esplorava le forme e la rappresentazione; un super guru della scultura, l’arte creativa forse più grandiosa e faticosa, almeno fisicamente.
L’icona che mi resta impressa nella memoria, in un’inventario di molte creazioni sorprendenti, è la Maddalena del Battistero di Firenze: la puttana amata e redenta da Gesù. Un figura che turba: drammatica, ruvida e ieratica, trasfigurazione di crisi e di meditazione, come una strega o una santa eremita. Intagliata nel legno, crudamente, vibra di una vitalità complessa e drammatica, con i capelli lunghi e incolti, le braccia forti, le mani protese. Una donna molto segnata e scossa, vera come una donna tragica, come una Patti Smith dell’eterno. E’ un’opera della tarda maturità, la creazione di un uomo che aveva passato i 50 anni, aveva molto visto e vissuto.
La terracotta della Madonna di Citerna, con le sue tinte sognanti e le sue forme angeliche, appare quasi la visione di un ragazzo, pieno di sentimenti maternali.
La Maddalena lignea, con le sue forme straziate e modernissime, appare invece la sublimazione di un sentimento tormentato, oscurato dal tempo, una visione della donna drammatica e dolente.
Donatello scultore fiorentino, dell’alba del Rinascimento, ci ha lasciato una preziosa eredità, che chiama ad un lungo, attento viaggio di conoscenza.
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Thursday, April 21, 2005
WIP
WIP = work in progress. Or under construction, permanently.
Firenze - Italia.
La prima cosa interessante da fare qui è cliccare in alto a destra, e visitare altri blog contigui. Cambiano continuamente, random. Ce ne sono da tutto il mondo: India, Giappone (uno bellissimo; purtroppo me lo sono perso, e naturalmente non capivo nulla, ma era meraviglioso), Portogallo, Brasile (lingua lusitana, una musica sublime. Una volta ascoltavo in cuffia le interpreti, a Bruxelles, senza capire nulla, solo per il piacere della musica, bah.).
Qui in Italia, oggi, festa: il nano ladro e bugiardo, il dottore - come lo chiamano i suoi scherani -, il cavalier bella chioma, si è finalmente dimesso. Hurrà, hurrà, hurrà. Buon auspicio dunque cominciare un blog oggi 21 Aprile.
Prima mi ricordava i colonnelli Greci (e questo denuncia la mia generazione; ragazzi, chi si ricorda più di Z , l'orgia del potere? DVD dell'unità, per favore ridateci quel film, di Costa Gravas…).
Allora, si parte a scrivere, dedicando le odierne parole a tutti gli oppositori del regime del signor B. il miliardario disonesto che pensava di comprarsi tutta l'Italia e diventare anche papa. Se esistesse un Dio giusto e caritatevole ce lo toglierebbe di mezzo definitivamente, scaraventandolo giù tra i dannati (Dante!) ma questo forse potrebbe apparire fondamentalismo eccessivo. Eppure…anche l'odio è un sentimento autentico e puro, no? E poi siamo in un blog, suvvia.
Blog di provocazioni, vorrei immaginare. Dite la vostra, compagni dai campi e dalle officine.
Mentre in attesa di una più lunga e meditata dedica corale, rivolgo un pensiero benevolente a tre persone care, in attesa di citarne molte altre.
A Fabio B., amico prezioso, che mi ha sbarbicato dalla pigrizia e mi ha spinto a scrivere un blog. (E anche molto di più: grazie Fabio, sei un mito, come direbbero i ragzzi del bar, di cui mi onoro di far parte spiritualmente).
A Ivan B., nobile coraggioso uomo inglese, che ha scritto un blog sul suo viaggio verso la notte. Che la terra sia leggera su di te, young lord, e il cielo infinitamente accogliente.
A Cleto M., amato magister, ma quasi in nome collettivo, per tutti gli amici cari assenti, quelli che sono partiti prima - dei blog, dei telefonini, dei presenti trastulli -: Cleto è stato un grande spirito e un amico incomparabile; appassionato e sapiente, illuminato come un faro di Bretagna, rassicurante in qualunque tempesta. I velisti capiranno meglio.
A lui, a tutti quelli che hanno lasciato la terra inaspettatamente, involontariamente, penso spesso, perchè vorrei parlarci ancora, ascoltarli ancora. E mi mancano, terribilmente.
Come diceva la bella Camille C. , artista sfortunata, " sento sempre qualcosa che mi manca, e mi tormenta".
O Parigi (ottativo)….
Au revoire, les enfants; qui scrivero' raccontando fatti e ritratti, di cose e persone che mi piace pensare, for the benefit of anyone.
Dixit (pare lo dica sempre un cardinale, e in questi giorni imporporati, mi pare adeguato commiato).
E. / aka Lo zio Henri (come mi chiamava il più simpatico e grande degli assenti, unforgettable Enzone).
Firenze - Italia.
La prima cosa interessante da fare qui è cliccare in alto a destra, e visitare altri blog contigui. Cambiano continuamente, random. Ce ne sono da tutto il mondo: India, Giappone (uno bellissimo; purtroppo me lo sono perso, e naturalmente non capivo nulla, ma era meraviglioso), Portogallo, Brasile (lingua lusitana, una musica sublime. Una volta ascoltavo in cuffia le interpreti, a Bruxelles, senza capire nulla, solo per il piacere della musica, bah.).
Qui in Italia, oggi, festa: il nano ladro e bugiardo, il dottore - come lo chiamano i suoi scherani -, il cavalier bella chioma, si è finalmente dimesso. Hurrà, hurrà, hurrà. Buon auspicio dunque cominciare un blog oggi 21 Aprile.
Prima mi ricordava i colonnelli Greci (e questo denuncia la mia generazione; ragazzi, chi si ricorda più di Z , l'orgia del potere? DVD dell'unità, per favore ridateci quel film, di Costa Gravas…).
Allora, si parte a scrivere, dedicando le odierne parole a tutti gli oppositori del regime del signor B. il miliardario disonesto che pensava di comprarsi tutta l'Italia e diventare anche papa. Se esistesse un Dio giusto e caritatevole ce lo toglierebbe di mezzo definitivamente, scaraventandolo giù tra i dannati (Dante!) ma questo forse potrebbe apparire fondamentalismo eccessivo. Eppure…anche l'odio è un sentimento autentico e puro, no? E poi siamo in un blog, suvvia.
Blog di provocazioni, vorrei immaginare. Dite la vostra, compagni dai campi e dalle officine.
Mentre in attesa di una più lunga e meditata dedica corale, rivolgo un pensiero benevolente a tre persone care, in attesa di citarne molte altre.
A Fabio B., amico prezioso, che mi ha sbarbicato dalla pigrizia e mi ha spinto a scrivere un blog. (E anche molto di più: grazie Fabio, sei un mito, come direbbero i ragzzi del bar, di cui mi onoro di far parte spiritualmente).
A Ivan B., nobile coraggioso uomo inglese, che ha scritto un blog sul suo viaggio verso la notte. Che la terra sia leggera su di te, young lord, e il cielo infinitamente accogliente.
A Cleto M., amato magister, ma quasi in nome collettivo, per tutti gli amici cari assenti, quelli che sono partiti prima - dei blog, dei telefonini, dei presenti trastulli -: Cleto è stato un grande spirito e un amico incomparabile; appassionato e sapiente, illuminato come un faro di Bretagna, rassicurante in qualunque tempesta. I velisti capiranno meglio.
A lui, a tutti quelli che hanno lasciato la terra inaspettatamente, involontariamente, penso spesso, perchè vorrei parlarci ancora, ascoltarli ancora. E mi mancano, terribilmente.
Come diceva la bella Camille C. , artista sfortunata, " sento sempre qualcosa che mi manca, e mi tormenta".
O Parigi (ottativo)….
Au revoire, les enfants; qui scrivero' raccontando fatti e ritratti, di cose e persone che mi piace pensare, for the benefit of anyone.
Dixit (pare lo dica sempre un cardinale, e in questi giorni imporporati, mi pare adeguato commiato).
E. / aka Lo zio Henri (come mi chiamava il più simpatico e grande degli assenti, unforgettable Enzone).
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