Tuesday, April 26, 2005

25 Aprile

C'era una grande e bella folla, in piazza Duomo a Milano. Tommaso, 12 anni, ne era molto colpito.Era sereno, avvertiva un bel clima, di partecipazione, condivisione. Tommaso spesso si sente solo, come molti ragazzi (e non solo loro): invece lì, tra la gente, quella gente giusta, avvertiva anche la presenza di un certo passato, importante, per quanto per lui confuso.
E c'erano vecchi, alla tribuna, che parlavano sorprendentemente bene, con passione e chiarezza, come dei bravi nonni.
Ci rassicura e ci conforta, a Tommaso, me e molti altri, pensare che non si dimentica, che non siamo soli e che siamo anche in tanti.
Ora e sempre, resistenza.

op.cit.


HO SEMPRE TENTATO
HO SEMPRE FALLITO
NON DISCUTERE
PROVA ANCORA
FALLISCI ANCORA
FALLISCI MEGLIO

(Samuel Beckett)

Sunday, April 24, 2005

Hotel Rwanda

“How many roads must a man walk down, before they called him a man?”

Cose serie.
A volte è il caso di provare voglia di vomitare, piangere o urlare; la visione del film H.R. è, come ha scritto Marco Lodoli su Diario, un pugno allo stomaco, utilmente. Un film ben fatto, importante, categoria “da proiettare nelle scuole”, per insegnare e non dimenticare. Spero che già molti di voi lo abbiano visto, chi se lo è perso lo cerchi: fa bene, alla coscienza, anche se come una medicina amara.
La frase più tremenda, detta da un belga (sic):
“a nessuno (dei paesi occidentali) importa niente del R.: non si raccolgono voti, da Voi…”.

E’ stato un genocidio orrendo, che si poteva evitare: i francesi pare siano i più colpevoli (governo di destra, se non erro. Ma Mitterand, dov’era?) però anche l’ONU… a parte l’intrepido colonnello impersonato da Nick Nolte (ruolo ideale per il vecchio duro) che si da fare come può: ma i suoi capi sapevano, maledetti burocrati.
Ci si sente giustamente degli infami, indifferenti, noi viscidi serpenti occidentali, strisciando fuori storditi dal film.

A Parigi vidi tempo fa una mostra di testimonianze, al centro Ebraico, sul genocidio in R. Tutto Illustrato da disegni, sconvolgenti, dei bambini sopravvisuti. Immagini agghiaccianti, disegnate coi tratti dell’innocenza infantile. Perché non ci sono altre fonti, niente. Il fatto tremendo è proprio questo, l’oscurità di quell’orrore: non ci sono praticamente testimonianze giornalistiche o visive, proprio nulla. Tutto avvenuto senza testimoni.
I reporters, per quanto boriosi o antipatici - come quelli del film - sono molto importanti, molto davvero. A loro dobbiamo molto, per la conoscenza delle cose.

Col genocidio nascosto del R. la storia umana torna a diffondere orrore.
1 milione di morti. Un bagno di sangue assurdo, inconcepibile, un mattatoio senza senso, se non quello dell’odio e della follia umana (gli animali non fanno orrendi massacri): quello che ci fa dubitare, ogni volta, del senso delle cose e dell’esistenza di un cane di Dio, sempre troppo distratto o assente.
Ci conforta, invece, la storia dell’uomo raccontato, Paul R., che salvò un migliaio di esseri umani: un uomo di eccezionale sangue freddo, un uomo da onorare. Ora vive in Belgio:lo penso con stupita ammirazione. Non era un guerriero, ma un semplice giusto.

E onore anche al regista, Terry George, e a tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione del film. Vedetelo, parlatene, mantenete almeno viva la coscienza, dannati occidentali: smidollati e complici per indifferenza. Quei soldati francesi coi RayBan, se davvero sono passati di lì come appare, inutili idioti, spero che da allora dormano molto male (ma temo di no, i vermi non hanno coscienza).

Terry George, regista coraggioso (questo film non avrà successo al botteghino), va ricordato con stima; prima di questo ottimo lavoro, ha fatto lo sceneggiatore per “In nome del padre” e “The boxer”, altri bei film. Suppongo sia irlandese, e quindi che l’odio lo senta come un’incubo reale.

Ciliegina su torta di vergogna-Rwanda: ricordo, dalle cronache di allora, che in quella terribile Radio Mille Colline, che incitava all’odio e al massacro (toh, i Media… ), si distinse un infame Italiano, un colono trasformato in sotto-boia mediatico. Che fine avrà fatto? Nessuno ne sa niente? Forse ora lavora a radio Padania?

Friday, April 22, 2005

Maria & Maddalena

La Madonna di Citerna, Donatello e il meraviglioso della storia

C’è un paese in Umbria – Citerna, presso Città di Castello – dove nel 1971 il terremoto colpì duramente. Fu danneggiata anche la chiesa antica di S Francesco, dov’era una piccola statua di terracotta, alta un metro circa, raffigurante quello che molti artisti devoti (penso a Giovanni Bellini, a Raffaello…) amavano teneramente: la Madonna col bambino Gesù.
Si ritiene che questa terracotta dipinta, ora uscita da un lungo restauro, sia l'opera giovanile di uno degli artisti più prodigiosi di tutta la storia dell’arte italiana. Il suo nome intero, come lo riferisce il gran biografo Vasari, era Donato di Niccolò di Betto Bardi (si usava rimontare fino al nonno, in mancanza d’anagrafe): fu detto Donatello.
Di lui Vasari scrisse:
“ In gioventù lavorò su molte cose, delle quali poiché furono molte, non si tenne in gran conto imperocché, dilettandosi di ogni cosa, a tutte mise mani…”
(Confortante epigrafe dei dilettanti onnilaterali? )
Dicono che sia una terracotta bellissima, riportata a tutto l’originale splendore dei colori, nell’Opificio delle pietre dure di Firenze.
Nomi di luoghi e personaggi suggestivi, che parlano di un passato eccezionale, fonte di meraviglie: a volte, il passato e la storia si manifestano come uno splendido orizzonte, grandioso come un romanzo epico, un film.
La scultura: che fatica micidiale! Fondere statue, modellare terracotta, martellare marmo, intagliare legno. Altro che arte concettuale. Opificio della polvere e sudore, la fucina dell’artista.

Donatello mi affascina profondamente, da quando lo incontrai tanti anni fa alla grande mostra fiorentina, anni ’80, al forte Belvedere: fu la scoperta di un rivoluzionario delle forme, di un creatore infaticabile.
Lavorò molto, fu molto in giro, nella prima metà del ‘400 (era nato nel 1386 a Firenze, e qui tornò a morire, nel 1466): fu a Siena, Pisa, Roma, Modena, Mantova, Ferrara, Padova (dove molto rimase e lavorò).

Usò ogni genere di materiali: sperimentava, esplorava le forme e la rappresentazione; un super guru della scultura, l’arte creativa forse più grandiosa e faticosa, almeno fisicamente.

L’icona che mi resta impressa nella memoria, in un’inventario di molte creazioni sorprendenti, è la Maddalena del Battistero di Firenze: la puttana amata e redenta da Gesù. Un figura che turba: drammatica, ruvida e ieratica, trasfigurazione di crisi e di meditazione, come una strega o una santa eremita. Intagliata nel legno, crudamente, vibra di una vitalità complessa e drammatica, con i capelli lunghi e incolti, le braccia forti, le mani protese. Una donna molto segnata e scossa, vera come una donna tragica, come una Patti Smith dell’eterno. E’ un’opera della tarda maturità, la creazione di un uomo che aveva passato i 50 anni, aveva molto visto e vissuto.

La terracotta della Madonna di Citerna, con le sue tinte sognanti e le sue forme angeliche, appare quasi la visione di un ragazzo, pieno di sentimenti maternali.
La Maddalena lignea, con le sue forme straziate e modernissime, appare invece la sublimazione di un sentimento tormentato, oscurato dal tempo, una visione della donna drammatica e dolente.

Donatello scultore fiorentino, dell’alba del Rinascimento, ci ha lasciato una preziosa eredità, che chiama ad un lungo, attento viaggio di conoscenza.
--

Thursday, April 21, 2005

WIP

WIP = work in progress. Or under construction, permanently.

Firenze - Italia.
La prima cosa interessante da fare qui è cliccare in alto a destra, e visitare altri blog contigui. Cambiano continuamente, random. Ce ne sono da tutto il mondo: India, Giappone (uno bellissimo; purtroppo me lo sono perso, e naturalmente non capivo nulla, ma era meraviglioso), Portogallo, Brasile (lingua lusitana, una musica sublime. Una volta ascoltavo in cuffia le interpreti, a Bruxelles, senza capire nulla, solo per il piacere della musica, bah.).

Qui in Italia, oggi, festa: il nano ladro e bugiardo, il dottore - come lo chiamano i suoi scherani -, il cavalier bella chioma, si è finalmente dimesso. Hurrà, hurrà, hurrà. Buon auspicio dunque cominciare un blog oggi 21 Aprile.
Prima mi ricordava i colonnelli Greci (e questo denuncia la mia generazione; ragazzi, chi si ricorda più di Z , l'orgia del potere? DVD dell'unità, per favore ridateci quel film, di Costa Gravas…).
Allora, si parte a scrivere, dedicando le odierne parole a tutti gli oppositori del regime del signor B. il miliardario disonesto che pensava di comprarsi tutta l'Italia e diventare anche papa. Se esistesse un Dio giusto e caritatevole ce lo toglierebbe di mezzo definitivamente, scaraventandolo giù tra i dannati (Dante!) ma questo forse potrebbe apparire fondamentalismo eccessivo. Eppure…anche l'odio è un sentimento autentico e puro, no? E poi siamo in un blog, suvvia.

Blog di provocazioni, vorrei immaginare. Dite la vostra, compagni dai campi e dalle officine.
Mentre in attesa di una più lunga e meditata dedica corale, rivolgo un pensiero benevolente a tre persone care, in attesa di citarne molte altre.
A Fabio B., amico prezioso, che mi ha sbarbicato dalla pigrizia e mi ha spinto a scrivere un blog. (E anche molto di più: grazie Fabio, sei un mito, come direbbero i ragzzi del bar, di cui mi onoro di far parte spiritualmente).
A Ivan B., nobile coraggioso uomo inglese, che ha scritto un blog sul suo viaggio verso la notte. Che la terra sia leggera su di te, young lord, e il cielo infinitamente accogliente.
A Cleto M., amato magister, ma quasi in nome collettivo, per tutti gli amici cari assenti, quelli che sono partiti prima - dei blog, dei telefonini, dei presenti trastulli -: Cleto è stato un grande spirito e un amico incomparabile; appassionato e sapiente, illuminato come un faro di Bretagna, rassicurante in qualunque tempesta. I velisti capiranno meglio.
A lui, a tutti quelli che hanno lasciato la terra inaspettatamente, involontariamente, penso spesso, perchè vorrei parlarci ancora, ascoltarli ancora. E mi mancano, terribilmente.
Come diceva la bella Camille C. , artista sfortunata, " sento sempre qualcosa che mi manca, e mi tormenta".
O Parigi (ottativo)….
Au revoire, les enfants; qui scrivero' raccontando fatti e ritratti, di cose e persone che mi piace pensare, for the benefit of anyone.
Dixit (pare lo dica sempre un cardinale, e in questi giorni imporporati, mi pare adeguato commiato).

E. / aka Lo zio Henri (come mi chiamava il più simpatico e grande degli assenti, unforgettable Enzone).